sabato 8 marzo 2014

Gocce di emozioni

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di Antonella Amodio 16-10-2013

Il filosofo greco Eraclito disse: uno è per me diecimila, se è il migliore; e sempre Eraclito è colui che per primo parla della “polemos”, letteralmente la guerra, fra contrari, il dualismo degli opposti in base al quale ogni cosa è ciò che è proprio perché il suo contrario ne delimita e definisce l’essenza. Sappiamo che è giorno perché conosciamo la notte, quindi definiamo il giorno come ciò che si oppone alla notte, se non ci fosse la notte non potremmo sapere cosa è il giorno. Non esisterebbe luce senza buio, salute senza malattia, sazietà senza fame, ogni cosa raggiunge la sua definizione dal confronto con il suo contrario. Analoga enunciazione si potrebbe fare per il vino, la sacra bevanda, eccellente o scadente, buono o cattivo, aspro o dolce, dove proprio questa contesa creare quell’equilibrio necessario a perpetuarne l’esistenza.
Il vino prodotto da Michele Perillo è paragonabile "all’uomo solo che ne vale diecimila"(secondo quanto ha affermato Eraclito in riferimento al concetto di eccellenza), cioè è il migliore, è unico, è l’essenza il cui assaggio trascina i sensi nella semplicità e grandezza dell’essere umano. Ogni sorso è un fotogramma della terra che lo genera, della passione e dell’orgoglio dell’uomo che lo alleva e nella rispettosa attesa che la natura compia il suo percorso… senza fretta. Con semplicità Michele racconta della sua visione del tempo che non può essere afferrato, né trattenuto né toccato, può solo essere definito in base a ciò che è accaduto nel passato, ed è il metodo per calcolare la distanza tra la vita e la morte.
Esempio di attesa e tempo è il vino Taurasi che produce con il clone di aglianico coda di cavallo, allevato a piede franco in contrada Baiano con viti centenarie. Un fuoriclasse. Del bianco Coda di Volpe ne produce 1.600 bottiglie con i pochi filari di uva bianca (un ettaro circa) in terra di uva rossa, suo padre lo vinificava per il consumo familiare.
Castelfranci dove ha sede la cantina sorge su un declivio del fiume Calore a circa 500 metri sul livello del mare, non a caso era la fermata dell’antica ferrovia del vino, ossia la tratta Avellino-Rocchetta Sant’Antonio utilizzata per il trasporto delle uve in Francia. E’ uno di quei comuni dell’Irpinia dove il vino rappresenta davvero un elemento naturale dal quale non si può prescindere; il paese è circondato da vigneti e uliveti, è di costruzione medievale con vicoli, chiese, palazzi gentilizi e portali scolpiti in pietra.
Michele Perillo in questi anni non ha inseguito mode e tendenze, i vini che produce dal 1999 sono immutati nell’impostazione, la cantina è rimasta la stessa, gli ettari pure, la degustazione avviene da sempre nella loro cucina, cuore pulsante di casa Perillo quasi a condividere i momenti e gli oggetti dell’intimità familiare, e dove si scorge anche il profumo dell’umiltà e dell’onestà che hanno impregnato pareti e arredo.

Coda di Volpe 2010
Irpinia Doc
Perillo

Punteggio » 90
Categoria » Rosso
Regione » Campania
Nazione » Italia

Il millesimo in commercio del Coda di Volpe è il 2010, ed è una fortuna trovarne ancora qualche bottiglia, bisognerà pazientare l’uscita della prossima annata che Michele ancora non ha previsto. Il colore è particolarmente intrigante nella tonalità accesa di giallo oro, compatto e senza nessun cedimento di nuance. Riconosco fragranze di frutti mediterranei come limone, mela annurca, pesca gialla e susina. Sembra vestire un pastrano che ammanta una parte dei profumi e dopo qualche minuto nel bicchiere scopre la sua vera personalità e grandiosità. Ed ecco che note fumé, di liquirizia e curry si alternano alle scie fruttate. All’assaggio si rivela brioso con acidità evidente, ha struttura e gioventù, stupisce per la presenza di sfumature di humus e pepe bianco. E’ un vino sottile, coinvolgente ed emozionante.

11 Euro




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